@Il fatto alimentare
Gli italiani sono i più grandi bevitori di acqua minerale in bottiglia al mondo. I numeri fanno paura: 221 litri a testa all’anno. Di fronte a questo poco invidiabile record che dovrebbe mortificare l’animo di qualsiasi persona con un minimo di coscienza ambientalista, c’è chi riesce a vedere aspetti positivi. La Federazione italiana delle industrie delle acque minerali naturali e delle acque di sorgente (Mineracqua), per esempio, con una certa soddisfazione dice che il volume di acqua minerale venduta negli ultimi 15 anni è cresciuto di 3 miliardi di litri, arrivando a 14,8 miliardi nel 2018.
Precisano inoltre che il quantitativo di plastica usata per le bottiglie è rimasto invariato, perché i contenitori sono più leggeri del 30-35%, ma dimenticano di dire che questo aspetto rappresenta un enorme risparmio sui costi di produzione visto che la materia prima ha praticamente costo zero. L’associazione ribadisce che la nuova direttiva sul divieto dell’uso di plastica per piatti, bicchieri, posate… non riguarda le bottiglie di minerale, anche se le aziende sono impegnate a ridurre l’impatto ambientale e sperano di riuscire a realizzare il 25% delle bottiglie in materiali riciclati entro cinque anni.
La realtà è che i consumi di acqua minerale in Italia hanno raggiunto livelli stratosferici e si fa finta di non vedere il disastro ambientale ed ecologico. Le bottigliette di acqua sono il rifiuto plastico abbandonato più presente nelle spiagge e nelle città, ma nessuno dice che l’unica ricetta per limitare il problema è diminuire drasticamente i consumi. Ogni anno quasi 15 miliardi di bottiglie circolano nelle case degli italiani, nei ristoranti, nelle collettività e questo ci colloca sul gradino più alto al mondo come consumatori di bottiglie di acqua minerale. Questo succede anche se l’acqua di rubinetto nella stragrande maggioranza delle città è buona. La gente però, accerchiata dalla pubblicità dei produttori di minerale, non ci crede e ha dei dubbi, il più delle volte immotivati, verso il rubinetto.
I gestori degli acquedotti non si azzardano a dire che il consumo di acqua minerale è dispendioso per il portafoglio che ha un impatto negativo sull’ecosistema e dimenticano di dire agli italiani che la loro acqua è buona. C’è da chiedersi perché un gestore come Cap che opera a Milano città e provincia non promuova il suo prodotto come fanno i produttori di minerale. Cosa ci vuole a fare un confronto qualitativo tra 20 marchi di minerale e altrettante bottiglie riempite con l’acqua di rubinetto delle varie zone cittadine. Queste iniziative non si fanno perché i gestori hanno paura di arrecare un danno all’industria, con la quale non sono in competizione. Per capire meglio la situazione basta dire che Milano pur avendo una delle migliori acque di rete in Italia, il consumo di minerale è simile a quello di altre città.
Cosa fare per invertire la rotta e ridurre i consumi? Ricette miracolose non esistono perché la lobby dell’acqua minerale è forte e ogni anno attraverso spot e pubblicità distribuisce decine di milioni di euro a giornali, tv, radio e siti internet reticenti a rilanciare le cattive notizie su questo mondo. Qualcuno propone una campagna Rai per invitare i consumatori a bere l’acqua del rubinetto al posto della minerale. Altre idee ci sono ma difficilmente andranno in porto perché nessuno vuole scontentare Mineracqua. .